
05/01/2018 – Una volta mandato a casa questo Parlamento, per i dipendenti di Camera e Senato è tornata l’aria della pacchia. Negli ultimi tre anni, i poveri lavoratori dei due rami del Parlamento hanno dovuto stringere la cinghia, costretti a rispettare il tetto agli stipendi sui 240mila euro. Una riduzione per parecchi necessaria in virtù del “contributo di solidarietà” che ha colpito soprattutto i dipendenti con oltre 23 anni di anzianità.
Ma i tempi di magra per queste centinaia di assistenti parlamentari, segretari, documentaristi e funzionari è finito, gli stipendi sono tornati ai gloriosi fasti del 2014, dando così l’addio a quell’odioso tetto che di fatto colpiva più o meno la metà dei dipendenti parlamentari.
In soli tre anni lo Stato aveva risparmiato circa 24 milioni di euro, come riporta il Corriere, ma grazie alla valanga di oltre mille ricorsi alle commissioni interne (Camera e Senato agiscono in regime di autodichia, cioè fanno un po’ come vogliono da soli) le famiglie dei poveri dipendenti parlamentari non dovranno più affrontare i terribili sacrifici dei tempi più recenti. Una gran bella eredità lasciata dai presidenti Pietro Grasso e Laura Boldrini. FONTE
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