Le fake news contro la verità: anche così crescono gli astenuti

20/07/2024 – L’indecisione, l’incertezza, la sospensione del giudizio possono anche essere ignavia, ma spesso sono alla base della tolleranza, che è l’architrave del pluralismo, di una convivenza pacifica e quindi della democrazia. (da “La libreria degli indecisi” di Giorgio Zanchini – Mondadori, 2024)

Nella babele mediatica in cui viviamo, tra verità, post-verità e fake news, l’indecisione e l’incertezza si diffondono come un contagio virale, investendo l’intero spettro della vita sociale. Dai contrasti sulle guerre in corso alle incognite delle elezioni americane; dalle polemiche sull’autonomia differenziata a quelle sul premierato; dai dissensi sui cambiamenti climatici a quelli sugli effetti dei vaccini, è vero tutto e il contrario di tutto. E così lo smarrimento, innescato dalla bulimia comunicativa dei social network, contribuisce anche ad alimentare l’astensionismo elettorale. È il riflesso di quello che in filosofia si definisce solipsismo: cioè, un atteggiamento di individualismo esasperato, per cui il soggetto è indotto ad affermare la propria esistenza in quanto ogni altra realtà si risolve nel suo pensiero.

Quali possono essere, allora, gli antidoti per neutralizzare questo fenomeno dilagante? Nel labirinto dell’informazione digitale, su cui si proietta l’ombra inquietante dell’intelligenza artificiale, il ricorso a fonti qualificate e attendibili diventa sempre più selettivo. Tra i mass media vecchi e nuovi, proliferano così i siti specializzati nella ricerca di scoop nel solco del giornalismo investigativo o d’inchiesta: quello di Fanpage, con le rivelazioni sui giovani neofascisti collegati a Fratelli d’Italia, è il caso più recente. Oppure, spuntano come funghi i siti di fact-checking focalizzati sulla verifica dei fatti e dei dati diffusi senza controllo.


Ma in tutto ciò, nonostante la crisi generale dell’editoria, spetta ancora ai giornali con le loro testate e i loro brand la responsabilità di assicurare un’offerta puntuale e autorevole, a condizione di essere liberi e indipendenti. Questo è un presupposto indispensabile per ripristinare e coltivare un rapporto di fiducia con i lettori, compromesso dalla natura delle proprietà padronali che detengono o controllano la maggior parte dei giornali. Ragion per cui il pubblico tende a non credere più a ciò che legge, ritenendo che possa essere viziato o condizionato da interessi estranei a quelli puramente editoriali.

Nel libro citato all’inizio, Giorgio Zanchini – uno dei conduttori più apprezzati della Rai – raccoglie un campionario di “letture che ci insegnano il coraggio di non scegliere”. Attraverso questo excursus letterario, il giornalista propone al lettore una selezione di oltre 160 testi che lo fanno sentire personalmente “meno solo, o almeno più capito”. Un’ampia galleria di autori che va da Kafka a Fellini, da Montale a Hemingway, da san Paolo a Nanni Moretti, da Proust a Claudio Magris e tanti altri.

In una società multiculturale come la nostra, Zanchini rivendica “la prudenza, la mitezza, il capire le ragioni degli altri, il non pensare di essere detentori della verità”. Lui stesso è interprete e testimone di questa postura nella sua trasmissione quotidiana Radio anch’io su Rai Radio 1 e in quella televisiva Quante storie su Rai 3. In entrambe pratica rigorosamente il metodo del contraddittorio, che dovrebbe essere un dogma del servizio pubblico, rispettando l’interlocutore senza rinunciare a confrontarsi e a esprimere la propria posizione. E alla fine conclude il suo libro con un aforisma del grande regista francese Jean Renoir che contiene una verità inconfutabile: “Il tragico della vita è che ognuno ha le proprie ragioni”. –
[di Giovanni Valentini – ilFQ.it]
VIDEO CORRELATI: